In quanto città di teatri, Reggio Emilia è il luogo natale di moltissimi indimenticabili artisti che hanno apportato il proprio contributo al mondo dello spettacolo nazionale ed internazionale.

Romolo Valli era un attore sia di teatro che di film, oltre che a un cittadino di Reggio Emilia, e divenne una figura così importante che la città decise di dedicare a lui il suo Teatro Municipale, ora Teatro Romolo Valli.

Essendo un attore intelligente ed espressivamente vigoroso, sul palcoscenico diede il meglio di sé nelle sue interpretazioni di ruoli nelle opere di Pirandello, mentre nell’industria cinematografica ebbe l’opportunità di lavorare con i più importanti registi italiani dell’epoca: Mario Monicelli, Luchino Visconti, Sergio Leone, Bernardo Bertolucci e Vittorio de Sica.

Le sue doti recitative lo portarono a vincere tre volte il Nastro d’Argento, un importante premio italiano e il più antico riconoscimento cinematografico in Europa.

Quartetto Italiano era un quartetto di musica da camera famoso in tutto il mondo e fondato nel 1945 a Reggio Emilia da Paolo Borciani.

Debuttarono a Carpi suonando Debussy, Stravinskij e Beethoven, sbalordendo il pubblico per la loro giovanissima età (erano appena ventenni) e per la loro bravura. In quegli anni l’Italia necessitava di essere ricostruita e il Quartetto Italiano rappresentava la forza dei giovani nel periodo postbellico, giovani che cercavano di fare la loro parte creando arte.

Da quel momento in poi ebbero una carriera straordinaria: suonarono nelle più importanti sale concerti, teatri ed istituzioni musicali, e divennero famosi per le loro performance precise, per la perfetta armonia e per le incredibili abilità tecniche.

Il loro successo fu così grande che quando Voyager 2 venne lanciato nello spazio con una raccolta di musiche ed immagini dal Pianeta Terra, nel disco venne incluso “Cavatina” di Quartetto Italiano da Op. 130 di Beethoven!

A Reggio Emilia, al civico 32 di Corso Garibaldi troviamo una targa in memoria del giorno e del luogo in cui il quartetto venne fondato.

Nato a Gualtieri ed emigrato poi a Milano in cerca di fortuna, Umberto Tirelli divenne un costumista e un grande collezionista di costumi, autodefinitosi un “archeologo della moda”!

Tirelli nacque in una famiglia contadina ma ben presto scoprì la sua passione per l’abbigliamento frequentando la sartoria del posto.

Un passo alla volta riuscì ad imparare la progettazione e la fabbricazione dei costumi, per mettere poi alla prova le proprie abilità collaborando con i maggiori costumisti dell’epoca (Piero Tosi, Luciano Damiani, Danilo Donati…) ed iniziando la propria personale collezione di costumi: spinto dalla sua passione per l’autenticità, girò per i mercatini delle pulci alla ricerca di pezzi degni di nota.

La sua collezione di costumi ha raggiunto i 15.000 pezzi, con costumi dal XVI secolo agli anni ‘80, ed è stata utilizzata per opere cinematografiche e teatrali.

Inoltre a Gualtieri, a Palazzo Bentivoglio, sono custodite opere e documenti riguardanti artisti conosciuti da Tirelli, come Balthus, De Chirico, Guttuso, Mazzacurati e molti altri.

Cesare Zavattini fu un famoso sceneggiatore nato a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia, conosciuto anche come poeta, giornalista, drammaturgo e pittore, amato per il suo sguardo acuto sulla società e il suo sottile umorismo.

Fu uno dei protagonisti del neorealismo cinematografico e lavorò con i più importanti registi nazionali ed internazionali dell’epoca, come Vittorio de Sica, insieme al quale scrisse il copione per l’incredibile capolavoro “Ladri di biciclette”, Michelangelo Antonioni, Dino Risi, René Clément e Federico Fellini.

Nelle sue sceneggiature questo grande artista raccontava i problemi della società del secondo dopoguerra, credendo che il cinema potesse essere un utile strumento per cambiare la realtà e parlare al pubblico.

Zavattini era anche un raffinato poeta e nel 1967 scrisse il racconto “Toni Ligabue”, un omaggio al grande artista naïf di Gualtieri.

Nel 1968 fondò a Luzzara, suo paese natale, il Museo Nazionale delle Arti Naïves dentro all’edificio dell’ex Convento degli Agostiniani. Il museo racchiude dipinti e sculture di artisti naïf, fotografie ad opera di importanti artisti internazionali come Hazel Kingsbury Strand e Stephen Shore, e una collezione di libri donati dallo stesso Zavattini.

Ermanno Cavazzoni è uno scrittore nato a Reggio Emilia nel 1947, famoso per aver collaborato con Federico Fellini alla sceneggiatura del suo ultimo film “La voce della luna”, ispirato proprio da un romanzo di Cavazzoni, “Il poema dei lunatici”.

I libri di Cavazzoni sono molto conosciuti dal pubblico, che ha imparato ad apprezzare la sua scrittura acutamente umoristica e l’uso sperimentale del linguaggio. Il suo stile influenzò anche Federico Fellini, il quale nel 1989 scrisse:

“Sono attratto da un racconto che pur provocando continuamente il riso per l’arbitrio che domina sovrano e toglie significato a ogni azione, gesto, pensiero, diventa a tratti straziante per il bisogno disperato di darglielo comunque un significato, perché la sua assenza stringe il cuore di paura, e rende la vita assurda”.