Lazzaro Spallanzani è una delle figure più talentuose e interessanti nel campo della ricerca scientifica.

Nacque a Scandiano nel 1729 ed ebbe una brillante carriera scolastica, ricoprendo per primo il ruolo di Professore di fisica e matematica dell’Università di Reggio, poi divenendo capo del Dipartimento di Scienze Naturali di Pavia, di cui diresse anche il museo fino alla sua morte. Quando morì, il secolo dei Luminari era maturo e la fama ed i risultati della sua ricerca portarono alla nascita della moderna scienza naturale e della biologia.

Spallanzani aveva una vera passione per il collezionismo e nel corso del tempo raccolse un’incredibile collezione messa in mostra come una vera “camera delle meraviglie”, oggi conservata all’interno dei Musei Civici di Reggio Emilia. A Scandiano, nella piazza che porta il suo nome, è possibile ammirare un monumento dedicato a Lazzaro Spallanzani.

Antonio Panizzi fu un importantissimo patriota e letterato reggiano.

Egli partecipò all’unificazione dell’Italia come membro dell’organizzazione segreta Carboneria, ma nel 1822 dovette fuggire a Londra. Una volta là, Panizzi non perse il coraggio e, insieme agli altri immigrati politici italiani tra i quali l’illustre poeta Ugo Foscolo, continuò a supportare dall’Inghilterra la propria causa. In quanto letterato, egli riuscì a trovare un impiego presso la biblioteca del British Museum, diventando dopo pochi anni capo bibliotecario.

In patria, Panizzi viene ricordato per aver curato le edizioni del 1830-1834 dell’Orlando Innamorato di Matteo Boiardo e dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e per il suo ruolo a favore dell’Unità d’Italia che lo portò ad ottenere, nel 1868, la nomina a Senatore del Regno d’Italia.

Filippo Re nacque a Reggio nel 1763 e si dedicò completamente allo studio della botanica e dell’agricoltura. I suoi studi e la loro diffusione grazie alle lezioni che egli tenne presso le Università di Reggio Emilia, Bologna e Modena contribuirono a cambiare radicalmente l’agricoltura.

Il suo contributo fu così importante che Filippo Re venne chiamato il “principe degli agronomi”.