Viste le questioni sociali esplose con l’Unità d’Italia, un grande cambiamento era ormai diventato necessario.
Fortunatamente la Provincia di Reggio riuscì ad uscire dalla morsa del conservatorismo agricolo grazie al grande fenomeno cooperativo, innescato dalle società di mutuo soccorso, che fu in grado di sopperire ai bisogni di cambiamento nella produzione e contribuì alla creazione di una mentalità attiva all’interno della classe operaia.
Inoltre, mentre a livello culturale la prima metà del XX secolo fu turbata dalle due guerre mondiali, a Reggio Emilia gli studi storici vennero consolidati, furono istituite istituzione civiche e lo spirito della resistenza era assolutamente vivo: durante tutto il ventennio fascista i reggiani portarono avanti la lotta per la libertà.
Nella seconda metà del secolo emerse una consapevolezza critica dei beni culturali che portò a grandi operazioni di restauro e a un rilancio della città adeguato alla sua illustre storia: fu fondata l’Università, la Biblioteca Panizzi venne modernizzata e Palazzo Magnani fu istituito come una sede permanente per mostre.
L’opera di rinnovamento continuò anche negli anni 2000, con la città determinata a diventare moderna e accogliente. Questo obiettivo fu senza dubbio raggiunto, con i tre ponti e la stazione ferroviaria ad alta velocità progettati dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, il Nuovo Palazzo dei Musei, l’evento Fotografia Europea e il progetto “Invito a…” in occasione del quale quattro famosi artisti di fama mondiale (Robert Morris, Sol LeWitt, Luciano Fabro ed Eliseo Mattiacci) crearono quattro opere d’arte permanenti posizionate in aree storiche della città.